My single line text
My single line text
G
My single line text
VOYAGE

perché fare arte è una sorta di viaggio, di cammino, di percorso. L’arte come “pozzo dell’immaginazione dove convergono le esperienze e si trasformano in espressione”.
Viaggio dunque nella fantasia, elemento fondamentale per suscitare curiosità e quindi interesse, passione, propellenti necessari per sognare, progettare, costruirsi un futuro e coltivare il desiderio di andare avanti. E’ importante avere un interesse e l’arte aiuta in questo.
Per creare bisogna saper osservare, essere curiosi. Non solo guardare ma vedere le cose.  Creare per essere viaggiatori della vita e non turisti o peggio ancora spettatori. 
Arte come strumento meraviglioso di conoscenza di sé e del mondo. Un salvavita, a volte.
 

Ma il viaggio è visto anche nelle sue molteplici declinazioni. 
La crescita come viaggio del bambino lungo il cammino della vita. “Chaque jour est un voyage” e a noi genitori il compito di preparare la valigia che accompagnerà nostro figlio in questo percorso. E’ importante ciò che mettiamo dentro quella valigia perché è lì che nostro figlio cercherà gli strumenti per affrontare le situazioni che gli si presenteranno durante il cammino. 
E poi il viaggio più difficile, quello dentro noi stessi. C’è una frase che dice “il cammino pone a ciascuno un’unica domanda: chi sei?” 
E noi chi siamo? Siamo felici? Siamo ciò che vogliamo?
Per risponderci non resta che intraprendere un difficile viaggio interiore che non tutti però hanno il coraggio di affrontare e preferiscono creare leggi mediche per trovare sollievo. 

E poi il viaggio classico, quello che ci porta lontano, che ci fa scoprire luoghi e incontrare persone. Il viaggio che allarga la mente, che arricchisce, che ci mette alla prova e ci fa sentire vivi. 
Move, change, feel…be alive! 
Un inno al viaggio dunque, fatto di luoghi, paesaggi, persone, incontri, sensazioni, imprevisti, sogni, paure.   
”Il cielo sopra, l’infinito dentro” perché “la vita è profondamente nostra e vale la pena viverla fino all’ultimo chilometro!” 
Mesdames et messieurs, bon voyage!! 

Barbara Zanconato 
discorso inaugurale della mostra 
Vigoleno, 3 settembre 2011 

rassegna critica

VOYAGE
Andrea Fallini

A volte la vita ci fa incontrare persone che sanno andare al di là, che sanno alzare lo sguardo verso nuovi orizzonti, che hanno capacità ed energie per aprire strade inesplorate.
Una di queste è Barbara Zanconato.

Per chi la conosce sa che dipinge nelle più diverse tecniche da quando è riuscita a reggere in mano un pennello. Non è importante per lei aver frequentato una delle più prestigiose scuole d’arte, comunicazione e design d’Italia (ndr. l’Istituto Europeo di Design di Milano); aver illustrato per alcuni anni le copertine di Topolino alla Walt Disney Italia; aver partecipato seminari e corsi con alcuni grandi illustratori ed artisti contemporanei.
L’arte, nella comune accezione, non le è mai bastata: non si è mai riconosciuta a pieno, infatti, nell’arte informale e del disimpegno così come le sono risultati stretti, troppo stretti, i codificati canoni disneyani.
Inoltre, non ha mai potuto accettare certi sviluppi, forse estremi, dell’arte contemporanea in cui il mestiere dell’artista è divenuto sempre più quello di "vendere la propria arte anziché basarlo sulla capacità di farla" (cit J. Koons).
In questa discussione sul significato e sullo scopo dell’arte Barbara Zanconato propone da diversi anni una sua personale ed originale interpretazione: il senso dell’arte per lei è terapeutico, quello di un vero e proprio farmaco in grado di aiutare a risolvere il problema fondamentale dell’uomo moderno che è il continuo e progressivo distacco dalla sua parte più intima, più profonda, più emotiva: la sua anima.
Il suo bagaglio culturale (essendo lei al contempo anche farmacista) infatti le ha consentito di vedere in modo pratico (oltre che critico) il fallimento del modello, ancora largamente diffuso anzi dominante, che ci vede come macchine biochimiche da mantenere in equilibrio mediante l’assunzione di pillole, sciroppi ed integratori di vario tipo. Come ha già indicato in alcune opere del 2010, stiamo sempre più trascurando il fatto di avere un’anima con le sue aspirazioni e le sue esigenze.  
Così, quando l’anima ci parla, attraverso sensazioni e stati d’animo, avendo perso l’abitudine di ascoltarla, spesso, ci sembra (o preferiamo pensare) di cadere sotto l’effetto di una malattia e ne cerchiamo una cura, una medicina.... purtroppo sempre e solo biochimica.  

Barbara Zanconato ha da tempo convinto molti di noi che l’arte può essere un mezzo potentissimo per poter scendere nel profondo di noi stessi, riavvicinarci alla nostra anima e prendercene cura. In questo modo ci riporta in comunione non solo con noi stessi ma anche col mondo che ci circonda, facendoci scoprire l’anima anche nelle cose più semplici, nella natura, negli altri.
Durante questo percorso, inoltre - e forse questa è un’altra fondamentale parte della sua arte personale - Lei sa tirar fuori il meglio di noi stessi facendoci intravedere nuove possibilità e insegnandoci a considerare in modo diverso le nostre potenzialità.
E questo lo fa anche con cose ed oggetti dimenticati, destinati alla pattumiera, ridando loro una seconda opportunità ed una vita nuova.  
Questo è ciò che trasmette con la sua opera: un invito a vedere le cose in modo nuovo per scoprire sempre nuove possibilità ed opportunità, allargare gli orizzonti ed aprirsi a mondi, esperienze e sensazioni sempre diversi...
... come in un voyage.